INTERVENTI ED ARTICOLI

Il mondo che verrà
di Daniele Cardelli

Come già c’insegnavano i filosofi dell’antichità, particolarmente Platone e il neoplatonismo, anche quello rinascimentale fiorentino e ancora più recentemente la prospettiva junghiana, con le preziose idee, soprattutto per l’ambito politico, di Inconscio collettivo e principio di totalità psichica (Sé), affinché l’uomo diventi totale e si autorealizzi, affinché diventi “un peso nella storia” (per dirla con una delle frasi meno comprese di CG Jung), occorre che si rivolga all’autoconoscenza, e che, attraverso la comunicazione simbolica, intenda il “Processo d’Individuazione” come processo di congiunzione fra soggetto e realtà esteriore: “il processo d’individuazione non esclude il mondo” (CG Jung). In fondo come abbiamo ricordato già in molte occasioni, i termini di “individuo”, “individuale” vogliono dire “non divisibile in due”: la nostra idea di Individuarchia (ovvero la gestione del rapporto individuale fra coscienza dell’io e dimensione politica; “gestisci te stesso” sta necessariamente postumo al “conosci te stesso” di Delfi), trova proprio qui uno dei suoi fondamenti. Partendo da questi e non senza chiedersi una volta di più, cosa abbia da dare all’analisi politica lo sguardo di un’analista del profondo, che proprio nella neutrale (come la Svizzera) comprensione del profondo (dell’arché e delle idee), l’Epistrophè dei greci, e senza disdegnare di guardare al destino come componente autonoma e decisiva dello svolgersi degli eventi, trova il significato di ogni avvenimento e il loro procedere finalistico. Ma questo è il tempo di ri-fare politica (il “fare anima” di Hillman diventa per noi “fare anima del mondo”, perché invero questa è la politica) su basi di più autentica, cioè più profonda, consapevolezza (come invitava anche a fare Platone). Questo foglio vuol essere perciò l’occasione per portare avanti riflessioni articolate sulla fondamentale importanza psicologica del decentramento, il decentramento come chiave di volta per una buona amministrazione politica, una rivoluzione vera e propria del fare politica; con la proposta di una nuova figura politica: “l’amministratore di strada”. Persino di più delle contrade senesi e degli antichi gonfaloni fiorentini, dei rioni o dei quartieri delle città. Se si guarda alla gigantesca realtà politica dell’Unione Europea, il suo opposto, ovvero il bisogno personale, individuale, di partecipare politicamente, dove va a finire? Sappiamo, già dalla filosofia antica e dalla più moderna visione psicoanalitica, che i princìpi non spariscono mai: possono essere soltanto, momentaneamente, rimossi nell’Inconscio, mai senza gravi rischi, non senza danni; la partecipazione avrà sempre bisogno di essere seriamente rappresentata e non si può fare con quartieri (dal termine “quarto” e allora perché a Firenze sono cinque?) di 100 mila abitanti. Tanto più che nella storia atemporale del mito, i giganti e i titani alla fine vengono sempre battuti dai nuovi Dèi, più moderati proprio nelle forme (il David che vince Golìa). Tutto ciò guardando al mito svizzero della Confederazione, certamente più idoneo a coniugare le opposte pulsioni di unione e autonomia che animano ogni singola nazione europea, la quale, come ci insegnano le severe lezioni dei referendum di Francia e Olanda, pur senza rinunciare in alcun modo allo sviluppo di un comune disegno europeo, non vuole neppure rinunciare alla propria diversa identità nazionale. Per questo da questo foglio lanciamo, forse per la prima volta, l’idea di trasformare l’Unione Europea in Confederazione Europea, sull’esempio di quella Confederazione Elvetica che come un’isola in mezzo al mare se ne sta nel mezzo dell’Europa, come epicentro, senza che nessuno si accorga che i grandi ceppi etnici che costituiscono l’odierna popolazione europea (germanico, francese, italiano-latino, nordico e celtico) sono gli stessi già presenti in Svizzera da centinaia di anni; senza che nessuno si accorga che il processo di aggregazione europeo (nazione dopo nazione, quelle nuove esaminate da quelle già membro) è identico a quello che in ben 7 secoli ha costruito l’attuale Confederazione Elvetica. Nascono qui, così, “I Confederati”, “per l’autonomia, il decentramento, la Confederazione Europea”, nascono come laboratorio di Amministrazione politica e Osservatorio sulla pubblica amministrazione, nascono come mito in cui un maschio possa, attraverso i banchi di prova dell’esperienza e un’educazione all’autoconoscenza (filosofia del Sé), diventare finalmente uomo. Si tratta di rifare i padri qui da noi, senza i quali non ci può essere patria, e di reiniziare proprio ora, in questo tempo di trionfo femminino, una nuova paidèia basata sull’educazione emotiva ed affettiva, piuttosto che su competenze tecniche, fondata sull’archetipo dell’iniziazione, del maestro e dell’allievo/a, dove si possa tornare a comprendere anche il senso di quella violenza del Sé sull’io, di cui parla Jung, necessaria all’Anima per crescere; la sola capace di spiegare l’inconscia esperienza trasformatrice della giovane Natasha in Austria, di dare la giusta valutazione al fondamentale ethos del sacrificio (sacrum ficere = fare sacro) e della sofferenza, per raggiungere quei maggiori livelli di consapevolezza che fanno l’uomo totale, perfetto, iniziato, armonico, e di fare quello che l’uomo moderno non sa più fare: intendere le profonde leggi del Cielo; intendere il senso della dolorosa via della crescita, come aspirazione dell’Anima a diventare Sofìa, la sapienza divina; una lettura ben oltre la mera sintomatologia della crisi (crisi e crescita hanno la stessa radice!), dalla psicoterapia (o terapia psicologica) alla terapia dell’Anima (o del profondo), dell’Essenza, delle idee (terapia filosofica). L’unica visione in grado di comprendere i perché sotterranei e i veri motivi delle furiose continue liti in casa con i genitori, della sopraggiunta crisi di rapporto con i genitori, che suggerisce al giovane o alla giovane che è arrivato il momento di andarsene, di separarsi, di intraprendere il proprio autonomo viaggio verso sé stessi (appena gli albori, pensate, del “processo d’individuazione” junghiano): qui diventa fondamentale che la politica risponda al bisogno di un alloggio fuori della casa dei genitori a prezzi bassissimi (sì che un ventenne se lo possa permettere), che prenda tutte quelle misure, come l’attivazione del servizio civile obbligatorio per una durata massima di 6 mesi, per i maschi, cadenzato annualmente (per due-quattro settimane all’anno), a partire dai 21 anni, pagato dalle aziende o dagli enti adibiti al praticantato e convenzionati per gli stage. Questo anche, o forse soprattutto, in un paese come l’Italia con un evidente codice affettivo materno, concausa dell’insopportabile nequizia verso la prima forma di rispetto, la puntualità, e verso quella diffusa carenza d’attenzione per l’etica del servizio e della funzione: il disservizio come abitudine, o financo il sopruso, manifestato in quella che chiamiamo “psicologia del pacco postale”, in cui il cittadino si trova sballottato da un ufficio all’altro alla ricerca del documento che gli serve; dovrà essere il contrario: dovrà essere l’amministrazione a procurarsi i documenti richiesti dal cittadino. Qui portiamo l’idea di “individuazione professionale”, cioè l’individuazione del proprio lavoro, come fondamento per l’autorealizzazione, non un lavoro basta che sia, perché non basta campare: è l’autorealizzazione che dà il piacere di vivere e l’energia solare che scaccia le malattie. Il lavoro, ovvero il sacrificio (sacrum ficere = fare sacro) dell’età moderna. In questa luce proponiamo anche l’avanzamento, soltanto per i lavori non usuranti, dell’età pensionabile, consci del fatto che chi trova piacere e soddisfazione nel proprio lavoro probabilmente non vuole andare in pensione. In questi tempi di crisi spirituale dell’occidente, di un Europa che ancora stenta a fare ciò cui è chiamata, cioè guida dei nuovi processi culturali, di una così diffusa percezione di insicurezza (economica, affettiva, professionale, pubblica), la conoscenza di Sé e il ritorno ai miti (e a quella che noi chiamiamo mitoterapia), e con questi quindi ad una comprensione dell’Anima e della personalità come realtà poli-culturali, poli-affettive, poli-teistiche, poli-tiche, rappresenta un atteggiamento gnostico (non pagano), e un passaggio, ormai irrinunciabili; perché soltanto conoscendo gli arcana, gli archetipi, della vita, si accede alla salute, risolutiva di ogni conflitto, individuale o collettivo, che sia. Un’educazione, soprattutto in un paese materno e quindi così tanto egoico come l’Italia, ad una realtà superiore all’io, il Sé appunto, o “polis interiore” come l’abbiamo già definita noi, dove la “Psicopolitologia” sia disciplina essenziale per la crescita psichica come cittadini, ritornando ad apprendere che non tutto si può fare, che non tutto è opportuno, che non tutto è possibile. Non lo può essere la vendita dei videogiochi violenti, non lo è la scelta fra mezzi inquinanti e mezzi meno inquinanti, seppur questi ultimi incentivati, come non lo sarebbe lasciare che un bambino scegliesse fra due bottiglie dello stesso apparente contenuto, una con l’acqua e una con la varichina: quest’ultima, che ne dite, non andrebbe tolta dalla scelta? Per lo stesso motivo il mercato e la valutazione economica non può essere il solo criterio di accesso ad un bene. Si deve anche saper dire di no, ma ci vogliono quella forza e coraggio che oggi sono diventati rarità. E così allo stesso modo la gente usa la macchina anche quando potrebbe non farlo, perché oltre ad essere una comodità, non ha fiducia nel coordinamento amministrativo dei servizi pubblici, che richiede abnegazione, spirito di servizio, precisione, presenza, puntualità, capacità organizzative degne di un soldato, tutte qualità necessarie per un pubblico amministratore che deve dar l’esempio ad un pubblico dipendente. La conoscenza come terapia e prevenzione quindi: quella stessa conoscenza delle cose che ci fa dire che basta con l’accettazione delle tifoserie organizzate in trasferta: in Italia come in Champions League; perché Filippo Raciti non abbia dato la vita invano, nella comprensione che 100 timidissimi studenti, bravi ragazzi, radunati dalla comunanza di una sciarpa e di un colore, diventano orda e che è proprio questa psicologia dell’orda che non vede negozi, vetrine, auto, panchine, giardinetti, passeggini, donne incinte, anziani, giovani amanti, mano nella mano, ma solo cose da distruggere e violentare: perché un esercito che deve entrare dentro le mura di una città da conquistare, proprio come sono le tifoserie in trasferta, deve vivere per forza la dimensione della pazzia. Il nostro è un amore intenso per il funzionamento delle cose, semplicemente di vederle nella loro luminosa bellezza, che è possibile solo forse se sono accompagnate da una gestione armonica (“quant’è difficili essere semplici” CG Jung); fondamentale importanza ha in questo senso la cura dettagliata e la pulizia dei luoghi, l’ampliamento e la cura dei luoghi verdi come luoghi terapeutici per la salute psichica, assecondando i tempi delle donne nell’era del trionfo femminino, da Segolène Royal a Hillary Clinton, da Nency Pelosi ai presidi donna di Facoltà, nell’affermazione di quella politica al femminile di cui tanto ci siamo occupati, fatta più di concretezze amministrative che di grandi questioni strategiche generali: una visione dal basso, dalla strada (femminile, Terra) piuttosto che dall’alto della collina (maschile, Cielo) nella prospettiva finalmente del ritorno di un maschile più consapevole, più uomo. Il bipolarismo ha fatto il suo tempo e facciamo sommessamente notare che il bipolarismo in psichiatria è una dissociazione (disturbo bipolare), dopo il due il tre e poi il quattro quindi: una nuova fase politica, più matura, sta ormai sorgendo dai numerosi congressi di partito, una nuova fase dove trovi finalmente meno spazio la visione, immatura, di un’opposizione ideologica cristallizzata (istituzionalizzata), sia essa di destra, sia di sinistra, figlia del primo stadio della coscienza (nerezza psichica) in cui si imputano all’altro, tutti gli errori possibili, solo per il “torto” di essere altro. Ciò è ben più facile, scoprendo che ciascuno di noi ha ed è una destra, una sinistra e un centro, un alto e un basso, un maschile (Animus, lato maschile delle femmine) e un femminile (Anima, lato femminile nei maschi), osservando questi termini e le idee connesse, nella prospettiva archetipica di realtà eterne e sempre presenti in ciascuno: le stesse sostanze che combinate diversamente fanno di ciascuno un essere diverso, unico ed irripetibile. L’idea di comunità (da cui comunismo) deve quindi per forza escludere l’idea di libertà (da cui liberalismo)? Quella di socialità (socialismo) quella di autonomia (autonomismo)? Il pensiero più raffinato c’insegna proprio di no, a meno che non si venga dominati dall’ “ismo” stesso, che vuol dire invasione psichica da parte di una singola idea. In questi tempi di terrorismo internazionale, proprio quando la questione ambientale è il problema per eccellenza, la questione del nostro tempo, ci vien fatto di notare che Terrorismo ha la stessa radice di Terra e Terrore (c’avevate mai fatto caso?). Che sia Gèa, la terra, proprio come ci dice il mito, a ribellarsi ad Urano, il Cielo primordiale? Urano che copula ininterrottamente e prepotentemente sopra di lei, schiacciandola, e ricacciando i figli non ancora nati, nel suo ventre. E se il terrorismo, come ci dimostra chiaramente il modo di vivere legato alla dimensione tribale in Afghanistan, con le sue dinamiche di strettissimo rapporto con il territorio (proprio come la mafia e la camorra) e come ci dice il generale a capo dell’Armata Sovietica che tentò di occupare l’Afghanistan (interpellato, rispose che gli Afgani sono storicamente antitetici e contrari ad ogni forma di governo centralizzato), fosse proprio il prodotto di un mondo, che noi qui oggi chiameremmo antico, legato alla terra e al territorio, con i loro riti, legato alle idee di clan, di tribù, all’agricoltura, alla pastorizia e alle loro lentezze? Miti e Archétipi per capire questi tempi, turbolenti, incerti, insicuri, come ogni fase di transizione storica: il bullismo, vallettopoli, i genitori che picchiano i maestri, violenza fra giovani, gangs dal coltello facile, Roma stadio, tifoserie e baby gang da cronache giudiziarie di nera a Londra come a Napoli, insegnanti che tagliano la lingua ai bambini agitati o si fanno toccare; il ministro Fioroni che dice “emergenza del vivere civile”; l’Italia che trionfa nel Rugby (lo sport virile per eccellenza) e contemporaneamente vallettopoli: ma che sta succedendo? Che tempi sono questi? Perché tutta questa diffusa violenza? Se fossimo stati nell’antichità, dove gli uomini erano ancora in profondo contatto con la spiritualità ed il suo esprimersi simbolico, avremmo pensato all’attivazione di un archetipo; Marte e Venere nella vita di tutti i giorni ; come spiegare altrimenti questa concomitante fenomenologia di brutalità (sopraffazione bullistica) e bellezza (i corpi delle vallette), di virilità, violenza e di sensualità insieme. I calciatori del resto stanno con le veline proprio come, guarda caso ci verrebbe da dire, i muscolosi ultras delle curve portano in scooter ragazzine carine a pancino scoperto: dove c’è Marte ricordatelo, c’è sempre anche Venere. Da queste analisi partiamo, grati soprattutto agli allievi della nostra Scuola di Filosofia del Sé e Analisi del Profondo di Firenze, che con tanto entusiasmo hanno contribuito alla stesura, all’impostazione grafica, alla realizzazione e alla distribuzione del nostro foglio “Politeia” e a coloro che vorranno contribuire positivamente a questo progetto in futuro. Prenderemo come simbolo i bagni, non solo perché alludono all’intimo e all’intimità, al bisogno di chiusura dell’Anima, perché anche questa intimità ha una valenza politica che bisogna tener sempre presente per una buona politica, ma perché è dal livello di pulizia dei bagni che si vede lo stato psichico e il livello di civiltà di un paese: un bagno pulito è sinonimo e segno di pulizia ed unità interiore da parte di chi lo usa. Soltanto chi tiene un bagno pulito dovrebbe amministrare la cosa pubblica (proprio come nel periodo più fervido dell’Impero di Roma, soltanto chi aveva fatto il netturbino poteva accedere a cariche di funzione pubblica più elevate). Nasce su queste basi e con queste prospettive Politèia, il nostro foglio di amministrazione e terapia politica, come spazio di riflessione e analisi (psicologica, ahimé piuttosto inedita per la politica), come spazio di proposta, che sappia portare una nuova visione, più attenta all’Anima nella politica, perché non si veda più in nessun cimitero una tumulazione fatta con l’ausilio dell’escavatore in presenza dei parenti del defunto. Queste sono le cose del tempo che verrà, …anzi no, sono le cose che stanno già avvenendo, visto che le scriviamo.

NB: questo è l’articolo di apertura del primo foglio di Amministrazione e Terapia politica, foglio di Psicologia e Psiconalisi della politica, Politèia; ideato, realizzato e promosso dal Circolo Carl Gustav Jung di Firenze e della Toscana, dalla Scuola di Filosofia del Sé e Analisi del Profondo, dal Circolo di Psicopolitologia Anima e Polis, verrà presentato il prossimo 18 Maggio 2007 presso Villa Poggio San Felice a Firenze

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L’INDIVIDUARCHIA
una nuova idea, una nuova visione, una nuova filosofia politica
di Daniele Cardelli
(una soluzione al bisogno individuale di partecipare alla politica, una psicoanalisi della politica, un’alternativa post democratica, alla Democrazia sempre e comunque)

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